Il campo della produzione curatoriale è stato ingrandito per includere lo spazio di Internet e il fulcro dell'attenzione curatoriale è stato spostato dall'oggetto ai processi ai sistemi dinamici di rete. Di conseguenza, il lavoro curatoriale è diventato più ampiamente distribuito tra molteplici soggetti, comprese le reti tecnologiche e il software. Questo "sistema operativo" dell'arte aggiornato presenta nuove possibilità di curatela online che è collettiva e distribuita - fino ad arrivare agli estremi di un sistema auto-organizzato che si cura da solo. Il curatore è parte di questo intero sistema ma non è al centro di esso. Il sottotitolo del libro fa riferimento al saggio "The Work of Culture in the Age of Cybernetic Systems" (1988), in cui Bill Nichols considerava il modo in cui la cibernetica trasformava la produzione culturale. Nichols ha evidenziato il passaggio dalla riproduzione meccanica (simboleggiata dalla macchina fotografica) a quella dei sistemi cibernetici (simboleggiati dal computer) in relazione all'economia politica, e ha messo in rilievo le tendenze contraddittorie inerenti a questi sistemi: "la tendenza negativa, attualmente dominante, verso il controllo, e il potenziale positivo, più latente, verso la collettività". Il libro continua questa linea generale di indagine in relazione alla curatela, e la estende considerando come i rapporti di potere e il controllo sono espressi nel contesto dei sistemi di rete e dell'immaterialità. In riferimento ai sistemi di rete, l'enfasi rimane sul potenziale democratico del cambiamento tecnologico, ma anche sull'emergere di ciò che appare come forme più intense di controllo. Si può dire lo stesso della curatela nel contesto delle forme distribuite? Se sì, cosa implica questo per la curatela del software al di là della retorica del software libero e dei sistemi aperti? |